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Dal pennello al fucile: i pittori combattenti per l’Unità d’Italia
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Dal pennello al fucile: i pittori combattenti per l’Unità d’Italia

Per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia è stata allestita nel cuore della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti una piccola mostra dedicata ai pittori che hanno combattuto nelle battaglie risorgimentali. Le opere, scelte tra quelle normalmente non esposte, sono di vario soggetto: le accomuna il fatto di essere state dipinte da artisti patrioti, volontari per le Guerre di Indipendenza. “Furono tempi belli quelli del 1846-47 e 1848-49. Un solo pensiero un solo desiderio ci univa. A vent’anni, tutto si amava e soprattutto la patria, l’Italia. Inconsapevoli si era cospiratori”. Questo scriveva Giovanni Fattori nelle sue memorie. 


La promessa di una Nazione e il sogno di battersi per questo ideale era nella mente e nel cuore dei giovani vissuti nella prima metà dell’Ottocento. Chiamati solo dall’Italia, si arruolarono per combattere per la sua unità. Sui campi di battaglia molti giovani educati alla letteratura, alla musica, ma soprattutto alle arti figurative vissero insieme momenti dificili, compiendo atti eroici e allo stesso tempo consegnandoci un patrimonio  d’immagini di quelle battaglie che contribuirono all’unità della nostra patria. Mai, come in quegli anni, la cultura tutta si dissetava a una stessa sorgente poetica con uguale passione  nei confronti delle imprese eroiche, delle sconitte, delle sventure subite dai soldati e da tutto un popolo che le riconosceva come proprie. Una passione comune spingeva anche a offrire la propria vita per il riscatto di una Nazione ferita e umiliata dal potere dello straniero. I giovani artisti patrioti, oltre a combattere, furono anche veri e propri reporter che dipinsero da testimoni diretti quanto videro sui campi di battaglia, afidando alla Storia le immagini di quegli eventi: alcune di queste sono esposte nel percorso museale, segnalate da una coccarda tricolore. Dipinsero uomini veri che combatterono al loro ianco o nel campo avverso. Non più lo spettacolo della Storia, come si faceva in Accademia, ma il vero in presa diretta, declinato col disegno e col pennello su tele dipinte dagli artisti nelle caserme, dove erano di stanza, come nell’opera I volontari nella caserma di Modena di Ferdinando Buonamici.

Si doveva dunque combattere e combattendo ferire, era quindi necessaria un’arma e una bandiera, e fu trovata la macchia in opposizione alla forma, che vestiva il primo ortolano di Scandicci con l’elmo di Ferruccio…

Queste le parole pronunciate da Diego Martelli in una sua conferenza del 1867 sull’arte.

 

GALLERIA D'ARTE MODERNA
PALAZZO PITTI

dal 14 apr 11 fino al 15 mag 11
 
 
 
 

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