Friday, Mar 29th

Ultimo aggiornamento10:41:57 AM GMT

Lorenzo Bartolini, Firenze ritrova lo scultore del bello naturale
Errore
  • Errore nel caricamento dei dati feed.

Lorenzo Bartolini, Firenze ritrova lo scultore del bello naturale

Riferimento per i contemporanei, maestro di generazioni future, Lorenzo Bartolini è stato uno dei due o tre artisti che nell'Ottocento hanno fatto la scultura nel mondo. Celeberrimo ai suoi tempi (l'intellighenzia internazionale faceva la fila per farsi ritrarre da lui), per quegli strani equilibri fra mode e cambiamenti del gusto, negli ultimi cinquant'anni la sua fortuna critica si è offuscata. 


La Galleria dell'Accademia di Firenze, che custodisce l'importante, strepitosa gipsoteca che gli era appartenuta, dedica a Bartolini la sua prima grande mostra monografica. «Lorenzo Bartolini scultore del bello naturale» riunisce fino al 6 novembre settantacinque opere provenienti da Russia, Spagna, Francia, Inghilterra. Alcune tornano a Firenze per la prima volta dalla loro creazione, altre, soprattutto dall'estero, sono state identificate e finalmente attribuite grazie al confronto coi bozzetti in gesso della gipsoteca o con le fonti. Un lavoro di ricerca che ha coinvolto i curatori, Franca Falletti, Annarita Caputo, Ettore Spalletti, e una rete internazionale di studiosi dell'arte dell'Ottocento, e che verosimilmente proseguirà, visto che, proprio a seguito delle ricerche per l'esposizione, è stato possibile acquisire dagli eredi dell'artista un importante fondo di documenti e taccuini.

 

Firenze nell'Ottocento

Nato a Prato nel 1777 (morirà a Firenze nel 1850), Bartolini fu protagonista di quel laboratorio internazionale, culturale e politico che era la Firenze dell'Ottocento. Con una sensibilità ai fermenti del tempo, anzi, spesso propulsore lui stesso, che ne fanno un artista estremamente più complesso della sua immagine stereotipata. Fra Napoleone e i moti del '48 (fu senatore del primo governo costituzionale toscano), corre anche la sua passione civile, che lo porterà giovanissimo a Parigi, dove, nell'atelier di David (allora il più prestigioso d'Europa), impara l'uso dei modelli dal vero e nasce l'amicizia con Ingres (un suo ritratto del giovane Bartolini è esposto in mostra). Proprio con Ingres, lo testimonia Enrico Spalletti, si dedica allo studio dei primitivi italiani.

Si varca la soglia delle sale riservate alla mostra sotto l'incombenza monumentale della bella testa bronzea che Bartolini realizzò per Bonaparte, una delle più classiche fra le effigie dell'imperatore. Dal 1807 è direttore del Banco Elisiano a Carrara, votato alla produzione seriale dei busti dei napoleonidi, e proprio a quegli anni appartiene anche la tenera, anti-retorica Elisa Napoleona col suo cane, ritratta interamente nuda all'età di sei-sette anni.

Con Napoleone in disgrazia, il suo studio a Carrara viene devastato e il rientro a Firenze non dovette essere agevole. Una svolta si avrà con «L'ammostatore», che evidenzia l'inizio di una ricerca di equilibrio fra bello e natura sull'onda degli studi della scultura di Verrocchio e Donatello. E forse, ipotizza Spalletti, a seguito della diffusione della «Storia della scultura» firmata dal Cicognara.

Una ricerca che arriverà a una vera scossa quando Bartolini, finalmente, nel 1839 otterrà la cattedra di scultura all'Accademia di belle arti di Firenze. Intanto, però, nobili, artisti, intellettuali, notabili facevano la fila per farsi ritrarre da lui: M.me de Staël, Lord Byron, Litszt, Rossini, i Marchesi di Bristol, i Demidov e tanti altri.

Pagava spesso i modelli di tasca propria, il docente Bartolini, finché, il 4 maggio 1840, tenne una lezione che fece scalpore in tutto l'ambiente artistico italiano. Portando, per farlo ritrarre nelle vesti di «Esopo meditante le sue favole», un gobbo. Che effigiò lui stesso in una stele su cui vergò, in corsivo, quello che può definirsi un vero e proprio manifesto, il suo credo artistico: «Tutta la natura è bella relativa al soggetto da trattarsi. E chi sa copiare, tutto saprà fare». Una vera e propria bomba esplosa contro quel classicismo accademico di cui Pietro Benvenuti, il maggiore pittore neoclassico toscano e direttore dell'Accademia, era il più strenuo difensore. Fra impulsi romantici e afflati naturalistici, la strada verso il futuro era tracciata.

 

Lorenzo Bartolini scultore del bello naturale

Galleria dell'Accademia
Firenze

31 maggio-6 novembre 2011

 

 

 

corri la vita logo

tnm

 

img-esteri

 

logo comune firenze