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La tradizione fiorentina della cavalcata dei Magi
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La tradizione fiorentina della cavalcata dei Magi

A partire dall'anno 1997, in coincidenza col VII° Centenario della fondazione della Cattedrale, il Capitolo e l'Opera di S.Maria del Fiore hanno voluto riprendere un'antica tradizione fiorentina: la "festa de' Magi". Si sa che il calendario cristiano, in Oriente ed in Occidente, da epoca antichissima, dedica il giorno 6 gennaio, dodicesimo dopo il Natale, alla festa dell' EPIFANIA. Questa parola, di origine greca, significa "manifestazione". Si riferisce all'episodio narrato dal Vangelo secondo Matteo (2,12) della visita di "alcuni Magi" a Gesù appena nato; a loro, sebbene pagani, egli si manifesta come Messia d'Israele, e, sia pure indirettamente, come Figlio di Dio. A Firenze, per tutto il XV° secolo, fu la confraternita o "compagnia" dei Magi a rendere la cavalcata una solida e radicatissima tradizione nella città di Firenze.


La Compagnia detta anche "La stella", con riferimento all'astro guida di cui parla il Vangelo, iniziò con l'organizzare ogni tre anni (dal 1447 ogni cinque) un solenne corteo con fastoso apparato, che intendeva, appunto, rievocare l'arrivo dei tre saggi stranieri nella piccola Betlemme, alla ricerca del Re-Messia. La prima menzione di questo sodalizio è in un documento del 1417, anno nel quale la Signoria della Repubblica decide di sovvenzionare "la compagnia de'Magi, che si riunisce nella chiesa fiorentina di S.Marco" dei frati domenicani. Risulta che della confraternita, negli anni d'oro della famiglia Medici, fecero parte tutti i suoi componenti, oltre che personaggi vicini ai signori di Firenze, come gli umanisti Cristoforo Landino e Donato Acciaiuoli, il poeta Luigi Pulci e, probabilmente, il letterato e canonico di S.Maria del Fiore Angelo Poliziano.

Ad ulteriore dimostrazione della venerazione di casa Medici verso i Magi, si può ricordare il celeberrimo ed allegorico viaggio e "cavalcata" di questi personaggi, che Cosimo fece affrescare da Benozzo Gozzoli, nel 1459, nella cappella del palazzo di via Larga: vi compaiono i membri della famiglia, compresi Giuliano e, probabilmente, Lorenzo. Inoltre, perfino quando Cosimo si ritirava in S.Marco, egli era ospitato nella cella affrescata dall'Angelico con le figure dei Magi; addirittura, pochi anni dopo, (1482), il filosofo "mediceo" e canonico del Duomo fiorentino Marsilio Ficino componeva il trattato "De stella Magorum".

Nel parlare popolare la parola "Epifania", difficile e probabilmente incompresa, divenne "Befania" (e poi "Befana"), ed in questa occasione prendeva avvio il Carnevale, con cortei mascherati, che derivavano dalle sacre rappresentazioni rievocanti il viaggio dei Magi. La "Compagnia dei Magi" fu appunto, a Firenze, l'organizzatrice di questa rievocazione, per la verità più mondana che pia.Tre cortei separati si riunivano davanti al Battistero (in seguito, dal 1429, in Piazza della Signoria) e proseguivano uniti fino alla chiesa domenicana di S.Marco, dove si venerava, recitando testi religiosi, Gesù bambino. La "Compagnia dei Magi" venne soppressa nel 1494, dopo la cacciata dei Medici da Firenze, presumibilmente in seguito al giudizio severo del Savonarola nei confronti della famiglia e dello stesso sodalizio della "Stella", "creatura"medicea.

Ogni anno, (a partire, come si è detto, dal 1997) si svolge di nuovo la "CAVALCATA DEI MAGI", che parte nel primo pomeriggio del 6 gennaio, solennità dell'Epifania, da palazzo Pitti; passa da piazza della Signoria e giunge in piazza del Duomo, nella zona detta anticamente "il Paradiso", fra la Cattedrale ed il Battistero.
I "Magi" a cavallo, che indossano abiti rinascimentali ispirati all'affresco di Benozzo Gozzoli, sono preceduti da un corteo di centinaia di persone in costume, cui partecipano il Calcio storico fiorentino e rappresentanze dei Comuni della Provincia di Firenze con cavalieri, sbandieratori, valletti , gonfaloni.
La lettura del brano del Vangelo di Matteo commentato dall'Arcivescovo, fa da cornice all'offerta dei doni simbolici (oro, incenso, mirra) che i Magi, accompagnati da bambini sempre numerosissimi, presentano al piccolo Gesù, personaggio principale di un presepe vivente, nel quale non mancano bue ed asino, giunti dalla campagna toscana.

Per tutto il tempo natalizio fino alla domenica successiva all'Epifania, (festa del Battesimo di Gesù), è visibile in Duomo un altro "Presepio" voluto dal Capitolo e dall'Opera di S.Maria del Fiore a partire dal 1995: in una capanna posta nella navata centrale ed ispirata all' "Adorazione dei Magi" di Domenico Ghirlandaio, trovano posto undici figure in terra cotta derivate da originali cinquecenteschi (di Benedetto e di Santi Buglioni) e modellate dall'artigiano fiorentino contemporaneo Carlo Reggioli. Nella notte di Natale, dopo la liturgia eucaristica solenne, l'Arcivescovo, accompagnato dal clero di S.Maria del Fiore, vi depone simbolicamente l'immagine del neonato Redentore.

"Ecco, io faccio nuove tutte le cose", dice il Cristo nell'Apocalisse (21,5). Il Quattrocento fiorentino ha spesso illustrato questa verità collocando la nascita del Salvatore in mezzo a rovine antiche; altre volte, come nella "Adorazione" del Ghirlandaio appena ricordata e conservata nello Spedale degli Innocenti, in una capanna costruita sui resti di un edificio classico, dai pilastri eleganti.
Colui che è figlio del "sommo Padre ed Architetto", come Giovanni Pico della Mirandola denomina Dio, e che fa "nuove tutte le cose", edifica, fra le rovine di un mondo pagano morente, un "tempio nuovo" che è il suo corpo nato dalla Vergine Maria.

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