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Hall of Fame Viola: standing ovation Fiorentina
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Hall of Fame Viola: standing ovation Fiorentina

"Ho pianto, e non me ne vergogno a dirlo". Ce lo ha confidato una signora, invero un po’ attempata, all'uscita dall'Auditorium della Cassa di Risparmio. Anche lei, come tanti di noi, ha ceduto all'emozione dopo aver assistito alla prima "Hall of Fame viola”. Chi era quella signora? Ci perdonerà, non l'abbiamo riconosciuta. Ma nelle sue lacrime c'era tutto l'amore, l'orgoglio, il privilegio di tifare Fiorentina.


Del resto era davvero difficile restare indifferenti nel veder scorrere autentiche icone come Kurt Hamrin, Egisto Pandolfini, i parenti di Fulvio Bernardini e Mario Pizziolo, Beppe Chiappella (al posto di "Beppone" c'era il nipote, ma era come se ci fosse lui). E poi Pino Brizi col suo accento marchigiano, Moreno Roggi e le sue "Glorie Viola", Christian Riganò... Magari Christian era quello con meno "pedegree", ma come abbiamo sempre detto: "se siamo qua, lo dobbiamo anche a lui". Per tutti, nessuno escluso, è scattata la "Standing Ovation", col pubblico in piedi ad applaudire e tributare il giusto omaggio a chi ha voluto, e vuole tuttora bene alla nostra Fiorentina. Poi, il momento più toccante. Lungi da noi fare classifiche, ma quando è salito sul palco Giancarlo Antognoni l'ovazione ha raggiunto i massimi livelli. Due, tre volte il "capitano" ha tentato di entrare, di inserirsi tra le mani che applaudivano. All'improvviso si è alzato un coro... "Unico 10, Antonio unico 10". Anche lui non ce l'ha fatta, ha portato la mano agli occhi per asciugarsi qualche lacrima. Lo ha detto in diretta, lo ha ripetuto qualche ora dopo: "Un'emozione indescrivibile, mi è sembrato di tornare ai tempi di quando giocavo". Perché Giancarlo è stato applaudito più degli altri? Forse perché non ci ha mai tradito, forse perché ci rendeva importanti, unici, invidiati agli occhi dell'Italia calcistica. Sarà perché tutti lo volevano, ed invece ce l'avevamo noi. Noi, e nessun altro. Qualcuno disse: "Gli altri vincevano coppe e scudetti, noi avevamo Antognoni. E ce ne facevamo scudo, contro tutto e contro tutti". Sarà perché ha dato (quasi) la vita per la Fiorentina, sarà perché nel '78 ebbe il coraggio di dire: "No Presidente (Melloni ndr.) alla Juventus non ci voglio andare. La Fiorentina ha bisogno di me". Giancarlo Antognoni è stato il primo ad inaugurare la "Hall of Fame viola”, la prima in Italia. Nessun Club si era ancora prodigato per una simile celebrazione, della propria storia, del proprio vissuto. Il Museo Fiorentina lo ha fatto, a quattro mani con l'ACF Fiorentina nella persona dell'amministratore delegato Sandro Mencucci. Tutti insieme (e non dimentichiamo i tanti volontari che in silenzio alimentano il progetto "Museo Fiorentina") si stanno adoperando affinché un glorioso passato costruisca il grande futuro viola. A proposito... era presente anche la Fiorentina di oggi. Oltre al già citato Mencucci, c'era il vicepresidente Paolo Panerai, i responsabili del settore tecnico Daniele Pradè ed Eduardo Macia. L'ufficio stampa al completo, il Direttore Esecutivo Gianluca Baiesi, e dulcis in fundo... Stevan Jovetić, Emiliano Viviano, Manuel Pasqual, Luca Toni. Pensate un pò: Hamrin, Riganò e Toni tutti insieme... altro che scarpa d'oro! Addirittura Toni è stato scoperto a cantare l'inno della Fiorentina, mentre sul palco faceva il suo ingresso Narciso Parigi. In sottofondo l'inconfondibile... "Garrisca al vento il labaro viola". E poi le istituzioni, nelle persone del Vice Sindaco Dario Nardella e di Eugenio Giani. E ancora lo storico segretario Raffaele Righetti, Rigoletto Fantappiè (92 anni...e non sentirli), Walter Tanturli e Filippo Pucci. Tutti i premiati hanno ricevuto in dono il "Marzocco viola", e un attestato che certifica l’ingresso nella Hall of fame Viola. Tutti i premiati hanno donato qualcosa al Museo Fiorentina. Moreno Roggi, ad esempio, ha regalato la videocassetta dell'esordio di Antognoni in Nazionale. Il nipote di Vittorio Staccione alcune immagini storiche e una copia della documentazione relativa alla scomparsa dello zio in un campo di concentramento. La figlia di Stefano Biagini, detto il "pompa", ha donato il caratteristico cappellino viola di Stefano protagonista di tante trasferte. Cimeli, ricordi, testimonianze di un grande amore che andranno ad impreziosire la sede del Museo Fiorentina, ormai prossima ad essere individuata ed inaugurata. "Oh Fiorentina, di ogni squadra ti vogliam regina..." Noi diciamo: "Per sempre, la regina del nostro cuore".

 

 

Autore

Stefano Borgi

 

 

 

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