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Il Gruppo Archeologico Fiorentino a San Leo e Gradara
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Il Gruppo Archeologico Fiorentino a San Leo e Gradara

Come consuetudine in queste fredde giornate invernali il Gruppo Archeologico Fiorentino ha organizzato una bella gita a San Leo e Gradara per Domenica 14 Aprile, quando - si spera - la Primavera avrà il sopravvento sul brutto tempo invernale. Di seguito il programma ed un invito a tutti gli interessati a recapitare quanto prima le adesioni.
 

 


Ore 6,45 Partenza in pullman GT da Viale Fratelli Rosselli  davanti all’ingresso della Stazione Leopolda. Sosta lungo il percorso per ristoro facoltativo.
Ore 9,45 Arrivo a San Leo e trasferimento con pulmino al Forte rinascimentale.
Ore 10,00 Visita con accompagnamento guidato della Fortezza.
Ore 11,00 Visita  del Borgo,  della Pieve romanica e del Duomo.
Ore 12,30 Pranzo libero o pranzo in ristorante.
Ore 14,30 Partenza per Gradara.
Ore 15,30 Arrivo a Gradara. Appuntamento con la guida per la visita del Borgo, della Rocca  e del Camminamento di ronda.
Ore 17,30 Partenza per il rientro a Firenze con arrivo previsto per le ore 20,30 circa.
Quota individuale di partecipazione €  30
Numero minimo di partecipanti: 30

La quota comprende:
Viaggio in Pullman GT. -  Assicurazione.
La quota non comprende
Visita del Forte a S.Leo     intero 8 euro -  5 euro per ultra 65 anni.
Visita Castello di Gradara con camminamento di ronda - 5 euro,  gratuito per gli ultra 65 anni.
Il pranzo in ristorante 20 euro.   
Prenotazioni entro sabato 16 marzo con anticipo 15 euro  presso la Sede del Gruppo Archeologico Fiorentino, Centro Culturale DLF a Porta al Prato  - Oppure via email a: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
 

 

SAN LEO

 

San Leo, detta già Montefeltro, è situata a metri 583 s.m., a 32 km. da Rimini, nella Val Marecchia (SS 258), su un enorme masso roccioso tutt'intorno invalicabile; vi si accede per un'unica strada tagliata nella roccia. Sulla punta più alta dello sperone si eleva l'inespugnabile Forte, rimaneggiato da Francesco di Giorgio Martini, nel XV secolo, per ordine di Federico lll da Montefeltro. L'antichissima città che fu capoluogo (dall'origine alla fine) della contea di Montefeltro e teatro di battaglie civili e militari per circa due millenni, assunse con Berengario II il titolo di Capitale d'ltalia (962-964). S. Leone (sec. IV d.C.) ne fu l'evangelizzatore. La città ospitò Dante ("Vassi in San Leo...") e S. Francesco d'Assisi, che qui ricevette in dono il Monte della Verna dal Conte Orlando di Chiusi nel Casentino (1213). Si conserva ancora la stanza ove avvenne il colloquio fra i due uomini.
Nel forte, trasformato in prigione durante il dominio pontificio, furono rinchiusi il Conte di Cagliostro, che vi morì nel 1795, e Felice Orsini (1844). Notevole il patrimonio architettonico conservato: la Pieve preromanica, il Duomo romanico lombardo del sec. Xll, il Forte; Il Museo di Arte Sacra recentemente allestito nel Palazzo Mediceo. Il panorama che si gode da San Leo è uno dei più belli e caratteristici della regione la vista spazia sui monti circostanti e lungo, la vallata del Marecchia, fino al mare.

 

GRADARA

 

È situata nell'entroterra della riviera marchigiano-romagnola, poco distante dal mare e con un piacevole paesaggio collinare - estrema propaggine dell'Appennino - che le fa da sfondo. È conosciuta soprattutto per la sua storica Rocca malatestiana, che assieme al suo borgo fortificato ed alla sua cinta muraria rappresentano un caratteristico esempio di architettura medievale,
frutto di un accurato restauro attuato all'inizio del XX secolo. La storia antica di Gradara è strettamente legata alle vicissitudini del suo castello, soggetto nei secoli al dominio delle famiglie Malatesta, Sforza, Della Rovere. Secondo la leggenda, in esso trovarono la morte Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, uccisi per gelosia dal fratello di Paolo, Gianciotto Malatesta. Paolo e Francesca: lei, figlia del signore di Ravenna Guido sposò Giovanni, figlio di Malatesta, detto Giangiotto, ma finì con l'innamorarsi di Paolo, fratello di lui nonché suo cognato. E la vicenda si concluse in tragedia con l'uccisione dei due amanti.


Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense
(Inferno V, 100-107)


Gradara vide dal Duecento al Trecento il prepotente imporsi della famiglia dei Malatesta a cui si deve la costruzione della Fortezza e delle cinte murarie attorno ad essa; in effetti tutta la regione, dopo aver subito la conquista romana e bizantina e dopo essere stata divisa tra nobili e vescovi, fu testimone della fioritura di due signorie ossia quella dei Montefeltro a Urbino e dei Malatesta a Pesaro. Una volta concluso il dominio dei Malatesta, dal 1463 in avanti si affacciò la figura di Federico da Montefeltro che riuscì nell'intento di espugnare la Rocca al comando dell'esercito del Papa; seguono gli Sforza, i Borgia e i Della Rovere: in seguito alla morte di Livia Farnese, vedova del Della Rovere, arrivò il turno del Papato che affidò la Rocca malatestiana ai Santinelli, agli Omodei e agli Albani. Divenuta proprietà del Comune, a metà dell'Ottocento la Rocca passò al conte Bonacossi.

 


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