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San Pietro Martire fondatore domenicano dell'Arciconfraternita della Misericordia di Firenze
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San Pietro Martire fondatore domenicano dell'Arciconfraternita della Misericordia di Firenze

La Confraternita, nota ai fiorentini semplicemente come La Misericordia, si è dedicata fin dall'inizio della sua storia al trasporto dei malati verso gli ospedali della città, alla raccolta di elemosine per maritare fanciulle povere, alla sepoltura dei bisognosi, e ad altre opere di carità. La fondazione, come riporta un registro dell'Arciconfraternita datato 1361, fu «cominciata per lo beato Messer Santo Pietro Martire dell’Ordine dei Predicatori». Si trattò, in particolare, di una filiazione della Societas Fidei costituita nel 1244, col nome di Compagnia di Santa Maria della Misericordia. La Confraternita si distinse rapidamente soprattutto per la costante attività nel campo del trasporto degli infermi in special modo durante le sempre più frequenti pestilenze. In breve tempo crebbe di numero e popolarità, nonché inevitabilmente di ricchezza, quando iniziarono ad affluire donazioni e lasciti testamentari. Pietro da Verona, o Pietro Martire, al secolo Pietro Rosini nacque a Verona nel 1205 e venne ucciso a Seveso il 6 aprile 1252.

 

Fu un predicatore appartenente all'Ordine dei Frati Domenicani ed è venerato come santo dalla Chiesa Cattolica. Nato da famiglia catara, compì i suoi studi all'Università di Bologna e decise di entrare a far parte dell'Ordine dei Frati Predicatori al tempo in cui Domenico di Guzmán era vivente. È ricordato in particolare per la sua tenace opposizione alle eresie, soprattutto nei confronti di quella catara. Nel 1232 fu inviato da Gregorio IX in Lombardia, dove l'eresia catara era largamente radicata e praticata, con mandato e compito di reprimere l'eresia. Fece il suo ingresso nel monastero di Sant'Eustorgio e subito fondò un'associazione di militanti detta "Società della Fede" o dei Fedeli, impegnata nella lotta contro i catari. Pietro e i domenicani ottennero presto risultati grazie all'appoggio dei rappresentanti del Comune.

Nel 1240 divenne priore del convento domenicano di Asti, nel 1241 priore in quello di Piacenza. Alla fine del 1244 fu inviato a Firenze, dove cominciò a predicare nella chiesa di Santa Maria Novella. Qui, nell'ambito delle sue iniziative per controbattere l'eresia, fondò anche una "Sacra Milizia" o "La società di Santa Maria" che ebbe il sostegno del popolo minuto. Lo scontro inevitabile si ebbe quando Pietro e gli inquisitori domenicani ottennero la condanna degli eretici fiorentini Baroni e del podestà bergamasco che li proteggeva: secondo le Croniche dell'arcivescovo Antonino Pierozzi - Sant'Antonino da Firenze - in tale occasione avrebbero avuto luogo gli scontri cosiddetti "del Trebbio" e di "Santa Felicita", dal nome dei luoghi dove si svolsero e dove oggi si trovano due colonne celebrative erette alla fine del Trecento, rispettivamente la Colonna della Croce al Trebbio e la Colonna di Santa Felicita. La tradizione fiorentina vuole che a Firenze Pietro abbia fondato quella che oggi è la Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze. Papa Innocenzo IV nel 1251 lo nominò inquisitore per le città di Milano e Como. Nel 1252 venne assassinato da alcuni sicari con una roncola o falcastro nella foresta di Seveso mentre si recava a piedi da Como a Milano. Le agiografie riportano che intinse un dito nel proprio sangue e con esso scrisse per terra la parola "Credo", cadendo poi morto.

 

 
San Pietro Martire fonda la Misericordia di Firenze

 

Nel XIV secolo la Confraternita venne riconosciuta dal Comune come una vera e propria istituzione pubblica in una provvisione del 31 marzo 1329 con la quale si dava ai Fratelli il diritto di eleggersi i propri responsabili (Capitani). In quegli anni la ormai prospera confraternita si dotava di una nuova sede in quella che oggi è detta la Loggia del Bigallo in Piazza del Duomo. Infatti, di lì a poco, nel 1425, la meno prospera (anzi, si diceva, prossima al fallimento) Confraternita del Bigallo ottenne la fusione delle due confraternite, nonostante le proteste del cosiddetto Magistrato della Misericordia, che temeva l'intiepidirsi dell'entusiasmo dei Fratelli e la perdita del controllo sui beni della confraternita. Un cinquantennio più tardi, nel 1475, una parte consistente dei membri della Misericordia, lasciando al Bigallo tutti i beni e le rendite, ottenne la revoca del provvedimento e ricostituì la Misericordia con i vecchi intenti, redigendo nuovi statuti (1490) e spostando l'alloggio in un'altra sede provvisoria. La costruzione dell'edificio degli Uffizi, che riunì nel medesimo luogo tutti gli uffici pubblici della Firenze granducale, rese liberi molti vani in città, cosicché nel 1576 la Misericordia ottenne l'ex locale degli Uffiziali dei Pupilli, prospiciente il Campanile di Giotto. Questa sede è occupata tutt'oggi, e con il tempo la confraternita ha potuto acquistare tutto il palazzo. L'edificio fu ristrutturato da Alfonso Parigi, ed ebbe poi anche un oratorio disegnato nel 1781 da Stefano Diletti. L'Arciconfraternita godeva ormai di grande stima, tanto che non solo venne risparmiata dalle soppressioni che decimarono gli ordini religiosi fra la seconda metà del Settecento e il primo Ottocento, ma il governo lorenese addirittura impose l'istituzione di Misericordie locali in tutta la Toscana, una per paese, che dovevano subentrare a tutte le altre confraternite (in alcune città già esistevano da secoli, come a Siena dal 1250, a Volterra dal 1290 e a Pisa dal 1330). Queste istituzioni sono ancora presenti in tutta la regione. A Firenze l'appartenere alla Misericordia era considerato altamente onorevole e meritorio, e moltissime famiglie contavano almeno un confratello per ogni generazione. Nella seconda metà del XX secolo il Servizio Sanitario Nazionale ha preso a finanziare parzialmente i servizi della confraternita, il che ha causato disagio in numerosi fratelli, che hanno abbandonato il servizio, non sentendolo più come una carità gratuita.

 

 

 

 

Autore


Andrea Claudio Galluzzo

 

 

 

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