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Un concerto in Santissima Annunziata per il Capodanno Fiorentino
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Un concerto in Santissima Annunziata per il Capodanno Fiorentino

Ci si sta finalmente accorgendo, in questa Firenze dissestata e in un’Italia dissestata, che la “ripresa” non comincia se non da noi e dall’interno di noi: il che vuol dire dalla nostra ricostruzione interiore, sia personale sia comunitaria. Si fa molta retorica sulla cultura e sulla “bellezza che salverà il mondo”, ma in realtà non si sa bene da che parte cominciare. Eppure la risposta è qui, davanti a noi: in quello che siamo, nel nostro modo di vivere e di concepire il mondo. Il che significa appunto – due parole che qualcuno ha cercato di criminalizzare - “identità” e “tradizione”.


E’ necessario non solo riconquistarle, ma gestirle in modo aperto, che guardi al futuro. Non sono valori fermi e chiusi, al contrario: sono dinamici, si rinnovano di continuo. Dante lamentava che la Firenze del suo tempo fosse piena di “gente nova”, che magari veniva dal Mugello o dalla Valdelsa, luoghi posti a un giorno di cammino a dorso di mulo. Ma oggi con un giorno di viaggio in aereo i può arrivare a Firenze da qualunque parte del mondo. Tra vent’anni, la classe dirigente cittadina e la città stessa sarà piena di giovani figli di maghrebini o di cinesi: e  se noi avremo lavorato bene da ora in poi saranno dei fiorentini eccellenti, come lo furono nel Quattrocento i medici che pochi decenni prima erano venuti in città da Cafaggiolo nel Mugello.

Ma per questo al “fiorentinità” dev’essere coltivata, curata, insegnata nelle scuole, consegnata ai giovani e da essa appresa capillarmente sui luoghi di lavoro e fin nelle nostre case. Se sapremo farlo, anche gli episodi di abbandono del nostro patrimonio naturale e artistico o di teppismo spariranno naturalmente. E’ un impegno che bisogna accollarsi coscientemente e da subito, perché altrimenti la crisi nella quale oggi versiamo diverrà irreversibile. E cominciamo dal “tempo fiorentino”, dalle nostre feste: dal Sabato Santo, dall’Ascensione, dal san Giovanni Battista. E da quell’Annunciazione, il 25 marzo, che dal X secolo fino al 1749 segnava l’inizio dell’anno fiorentino. “Stile dell’Incarnazione”, si diceva. A Firenze il computo dell’anno era posticipato rispetto allo “stile moderno”, detto anche “della Circoncisione”, che faceva cominciare il còmputo dei 365 giorni di ciascun anno dal 1° di genaio. Il che vuol dire che, se su un socumento fiorentino anteriore al 1749 noi troviamo una data come, ad esempio, 24 marzo 1258, noi dobbiamo intendereche tale documento è stato prodotto secondo il nostro moderno còmputo nel 1259. A Pisa accadeva lo stesso, ma secondo uno “stile” anticipato: un documento pisano datato nello stesso giorno, 24 marzo 1258, è stato appunto prodotto nel 1258 anche secondo il nostro “stile” moderno”: ma il giorno dopo scattava, nel  còmputo della città di San Ranieri, il 1259.

Certo, era faticoso computare gli anni nel mondo premoderno. L’anno civile iniziante con il 1° gennaio, che a Roma era entrato in uso nel 153 a.C., rientrò in uso in Italia gradualmente a partire dal Quattro-Cinquiecento. In Toscana, si dovettero attendere le riforme asburgo-lorenesi. Eppure, a Firenze il 25 marzo continuò a restare importante in quanto data di una grande festa cristica e mariana, quella dell’Annunciazione coincidente con l’Incarnazione, cioè con il momento nel quale il corpo di Gesù, esattamente nove mesi prima di Natale, assunse il primo istante di vita nel seno della Vergine Maria. Era un giorno di grande importanza, nel quale si usava riunirsi attorno al grande santuario mariano cittadino, quello dell’Annunziata; mentre il 18 ottobre, festa di san Luca evangelista, si celebrava attorno al santuario mariano del contado, quello d ella madonna dell’Impruneta, la fiera dal bestiame in coincidenza con il giorno nel quale, approssimandosi l’autunno, le mandrie che avevano passato l’estate sulle alture del Pratomagno tornavano in basso per svernare in Maremma. In tal modo le due grandi feste mariane erano anche due feste equinoziali, la primaverile l’Annunziata, l’autunnale l’Impruneta. Reimpadronirsi del còmputo tradizionale del tempo torna importante oggi, mentre si riscopre che il consumo dei prodotti di stagione è importante al livello della nostra salute non meno che a quello della nostra economia.

Celebreremo quindi l’inizio tradizionale dell’anno nella nostra città, il “Capodanno fiorentino”, come già facciamo da qualche anno: ma a partire da questo lo faremoin grande stile. La sera del sabato 22 – il sabato precedente il 25, che cadrà il martedì successivo – si terrà alle 21 all’interno della basilica della Santissima Annunziata un grande concerto sponsorizzato dalla ATT (Associazione Toscana dei Tumori). Assumeremo solennemente quella sera l’impegno comunitario di recuperare sistematicamente, e non più rapsodicamente, le nostre feste e le nostre tradizioni. Per questo motivo presenteremo alla cittadinanza fiorentina la libera associazione denominata “Compagnia della Stella”, sede simbolica della quale è quello stesso convento di San Marco che nel Quattrocento ospitava la “Compagnia dei magi” deputata a organizzare quella che allora era la vera grande festa cittadina, l’Epifania. Una festa poi purtroppo caduta in disuso: ma già dalla fine del Trecento, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, si celebrava in Firenze l’arrivo dei magi a Betlemme con una grande festa.

Ormai da qualche anno, grazie a un’opportuna iniziativa dell’Opera del Duomo, il corteo dei magi ha ripreso a percorrere nella mattinata del 6 gennaio le strade cittadine. E’ una bella tradizione che torna, ma che tuttavia la cittadinanza fiorentina non ha mostrato finora di comprendere nel suo esatto, profondo significato. Forse perché quell’antico uso, studiato dagli specialisti, non è da essa abbastanza conosciuto. La Compagnia della Stella intende partire di lì, dal restauro di quella festa, per farsi portatrice di una serie d’iniziative volte a recuperare appieno il patrimonio delle usanze e delle tradizioni fiorentine.  Il programma della Compagnia (al cui indirizzo e-mail, Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , ci si può rivolgere per  avere notizie specifiche) è esposto compiutamente in un libretto già pubblicato fino dal 2011 dalla Libreria Editrice Fiorentina, Il Giglio, la Stella e Tre Corone,  nel quale l’evento storico è illustrato nelle sue linee portanti ed è accompagnato da un progetto di rivalutazione che prevede la restaurazione organica della festa e una mostra storico-artistica dedicata al culto dei “Tre Re” che per primi  resero solenne omaggio al vero Dio, Vero Re e Vero Uomo. Anche se quei personaggi, nella realtà storica, non erano affatto re e non erano nemmeno in numero di tre. Erano qualcosa di molto di più.

 

 


Autore


Franco Cardini

 

 

 

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